14 Marzo 2016
 Scritto da Pro Loco
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Com’è andata – De Not Co Le Caspe 2016

Una volta qualcuno deve aver detto che cercare di migliorarsi ogni volta è un obbligo morale. E se questo sembra banale e scontato quando le cose vanno male, diventa difficile e scervellante farlo quando le cose vanno bene. Non è il caso di quest’anno forse, lo sarà sicuramente del prossimo.

Perché quello che è successo nella notte di luna piena tra sabato 20 e domenica 21 febbraio è un qualcosa che a descrivere a parole rischia di perdere la magia del momento. Per fare un paragone sarebbe un po’ come, appena destati dopo un bellissimo sogno, mettere con grande sforzo nero su bianco le situazioni, le emozioni e gli accadimenti che si sono succeduti dentro a quel sogno. Perde tutto, o gran parte di quel che è stato.

Anche per questo ho voluto concedermi un po’ di tempo prima di scrivere questo post, per sedimentale ed analizzare, come si suol dire, a mente fredda, ciò che è successo quella notte. Eppure mi risulta ancora difficile, e più che ad una sequenza di eventi la mia mente va ad un impasto di emozioni: il sapore del gulasch caldo appena arrivati alla Casina Forestale si mescola con la soddisfazione (e la fatica) nel riuscire a gestire un gruppo che procedeva a passi diversissimi, chi speditamente, chi arrancando. E poi le melodie che ancora risuonano in testa di quella “Vita di montagna” che è vero sì che ci sfinisce, come hanno saputo fantasticamente tradurre in musica i Povero Diavolo, ma ci offre delle sensazioni che altrimenti col cazzo. Tra l’adrenalina di un viaggio in motoslitta alla domenica a sistemare (anche questo fa parte del gioco) e il tepore del larìn; tra la calda accoglienza che amiamo chiamare vin brulè e la felicità nel poter far conoscere ad altra gente i posti che calpestiamo con tenerezza da quando siamo nati. In mezzo a tutto questo c’è però un’istantanea in particolare che emerge, e sintetizza al meglio cosa De Not Co Le Caspe significhi per chi la organizza: quell’istante in cui, tra un boccone e l’altro, stipati nella piccola casina con Michele e Matteo ad intrattenere gli astanti, mi è capitato di fermarmi e quasi imbambolato soffermarmi sugli occhi e sui sorrisi di ogni persona, che ad una ad una incontravano i miei occhi e il mio sorriso. Un istante e poi via, per ricordare al meglio quella connessione di sana, positiva emozione che in ogni sguardo era evidente, soddisfatto di essere lì a vivere quel momento, chi con gioia, chi con stanchezza, chi con distrazione ma poco importa. Tutti, inesorabilmente felici di essere lì.

Io per primo, naturalmente, e per fortuna. Se il risultato è questo, poco importa che la luna sia alta, il tempo spettacolare e l’atmosfera così autentica da emozionare nel profondo, il prossimo anno si dovrà migliorare ancora e ci impegneremo a fondo perché questo sia possibile.

P.s.: Manuel, ti sei perso qualcosa!

P.s.2: Manuel, ci sei mancato (tu e le tue foto!)Firma

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