Sagron

Definire Sagron per un abitante del posto non è certo cosa facile.

Definire Sagron per uno che invece abita al Mis è forse cosa ancora più difficile.
Perché se per un turista può venir naturale descrivere un luogo visitato, per chi dalla nascita ne ha in qualche modo a che fare, significherebbe descrivere in poche righe la propria vita in rapporto al territorio.
Il turista, potrebbe dire di Sagron che è un paese piccolo, in cui poche anime stanno lentamente invecchiando, in cui a parte il paesaggio mozzafiato c’è poco altro. Un qualcosa di destinato a morire.
Sagron, per chi invece lo conosce, sa che è un qualcosa di vivo, in continuo mutamento, in cui sì le poche anime stanno invecchiando, ma l’anima, quella del paese, è sempre fresca, giovane e carica di energia. L’energia che vien fuori dalle perpetue sfide che il mondo moderno lancia, e che Sagron accoglie, come una necessità, come l’unico appiglio per tenersi in vita.
E’ un continuo rinnovarsi che parte dal Circolo per finire all’albergo, è il saper sempre rispondere presente quando il mondo là fuori chiama, è il punto di partenza di idee innovative e in certo qual modo rivoluzionarie. Avevamo i konze, ora abbiamo i Full Bromba, Avevamo la terra e il minerale, ora ci proiettiamo verso il turismo, valorizzando ciò che abbiamo di nostro, ciò che nessuno può toglierci.

 

Cos’è per te Sagron?

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