Donne

Quanto sa raccontarci la cultura popolare della donna, o meglio, dell’eterno rapporto di amore-odio tra il sesso femminile e quello maschile? Tanto. E allora qui dovremo per forza darci alla sintesi.

Partiamo dal presupposto più grande di tutti: ovvero la predominanza di una società patriarcale all’interno delle nostre comunità fino a non molti anni fa. Questo, unito ad una netta quanto inscalfibile divisione dei ruoli all’interno della comunità in base al sesso, ha generato una serie inimmaginabile di detti e proverbi volti a sottolineare o stigmatizzare tale divisione.

Gran parte sono relativi al matrimonio, dove è prassi comune schernire chi aspetta troppo a lungo a maritarsi, oppure evidenziare la differenza tra il prima e il dopo, o ancora andare a toccare il rango sociale di appartenenza. È evidente però in questo caso quanto la donna acquisisca uno status solo in relazione al marito (o fidanzato), e solo in rari casi goda venga nominata senza far riferimento ad un’altra persona, ad un uomo. Qui di seguito una serie di proverbi di esempio.

C’è chi a forza di aspettare…

  • A forža de žercàr el e saltà in ten merđón! A forza di cercare (moglie) è saltato nello sterco (ha fatto una pessima scelta)

E chi invece non si pone neanche il problema:

  • No se compra fede fin che se cata lana. Non si comprano pecore finché si trova lana (detto di chi trova da divertirsi con le donne e non si vuole sposare)
  • Tuti i la vol ma nisuni i la ciól. Tutti la vogliono ma nessuno la sposa

Anche se poi, una volta che finalmente ci si è sposati:

  • I se ha lecà el miel e le restà la luna Si sono leccati il miele ed è rimasta la luna (malumore)
  • Le tose prima de se maridàr le e tute valente, ma co le e maridade no le val pi niente. Le ragazze prima di sposarsi sono tutte brave, una volta sposate non valgono più niente.
  • Le tose co le e da maridàr le ha set gambe e na lengua sola, co le e maridade le ha na gamba sola e set lengue. Le ragazze prima di sposarsi lavorano molto e parlano poco, una volta sposate lavorano poco e parlano tanto.

La scelta infatti va fatta con ponderazione:

  • Pitost de sen ciór una col nas rižà le meio sen ciór una senža camp e senža prà. Piuttosto di sposare una donna col naso all’insù, meglio sposarne una senza campi e senza prati
  • A semenàr e a se maridàr no se ha da intivàr. Quando si semina o ci si sposa, non si riesce mai a fare la scelta migliore
  • Pitost che ciór en vècio co la barba grisa le meio ciór en đoven senža camìsa; che la camìsa la se pol compràr, ma la barba grisa no la se pol cambiàr. Piuttosto di prendere un vecchio con la barba grigia meglio un giovane senza camicia; che la camicia si può comprare, ma la barba grigia non si può cambiare.
  • A ciorte quel là tu finirà par carità. Se sposi quelli finirai elemosinando
  • Tosate, pitost che ve ciór un che bef vin, cioleve un che fa đarlìn. Ragazze, piuttosto che prendere un beone prendetevene uno che costruisce gerle.

Ma si sa, sul matrimonio degli altri è sempre meglio non indagare:

  • Fra òm e femena la lège no la met el dét Tra moglie e marito la legge non mette dito

Che poi alla fine:

  • La pieta del lèt la comeda tut Quando moglie e marito vanno a letto, tutto si sistema

Quindi non diamo troppa importanza al conflitto tra i sessi, anche se:

  • Co i òmen i ha žolà le braghe i ha fat tut Quando gli uomini si sono abbottonati i pantaloni hanno fatto tutto (le conseguenze le devono sopportare le donne)
  • Roba de le femene, pedòci dei òmen La roba delle donne è la miseria degli uomini

Per concludere possiamo dire che Le femene le ghe la ha fata anca al diaol, ma i ómen i ghe la ha fata anca a le femene (le donne l’avranno pure fatta anche al diavolo, ma gli uomini l’hanno fatta alle donne!), anche se poi bastano Trei femene e en pignàt, e el marcà el e bèlche fat! (bastano tre donne e una pentola ed il mercato – la confusione – è già fatto!).

Sperando che in futuro si possa raccontare di detti che mettano in primo piano il sesso femminile semplicemente in quanto tale e non vincolato ad estemporanei maschilismi, non mi resta che augurare buona Festa della donna a tutte!

 

(nell’immagine una foto d’archivio degli anni ’30, con le alunne della scuola di Mis)
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