Alla vigilia, eccoci qui a parlare della Gnodolina. La splendida corsa podistica che in un anello di oltre 11 chilometri ci fa attraversare strade, sentieri, boschi, paesi e ancora boschi, sentieri e strade.
Undici anni fa nasceva, o meglio, rinasceva sotto questo nome quella corsa podistica che un tempo si svolgeva come “Sgambada”.
Oggi, ad un decennio di distanza, molte cose sono cambiate, nel paese prima ancora che nella gente, e quel nome, Gnodolina, ci mette un po’ in imbarazzo quando ci troviamo a pronunciarlo, e ci fa un po’ vergognare di averlo messo lì, come una sciocca presa in giro di noi stessi. Ma ormai è lì, e che ci dobbiamo fare?
L‘anno scorso di questi tempi stavamo festeggiando il decimo compleanno della corsa, arricchito da una simpatica mostra fotografica che ritraeva i momenti salienti di tutte le edizioni della Gnodolina, rendendoci nei fatti orgogliosi di aver (ri)messo in piedi quella che quasi all’unanimità viene giudicata come la più bella tappa del Circuito Podistico di Primiero.
Per festeggiare l’evento, dopo nove anni è stato anche cambiato il percorso, allungandolo di qualche centinaio di metri ma soprattutto incrementandone la difficoltà, con l’aggiunta di un faticosissimo tratto di strada che partendo dall’abitato di Sagron risale verso Matiuz e poi ancora su, ai Casère e addentrandosi nel bosco arriva fino al Fratón, con un dislivello di quasi 400 metri in appena una manciata di chilometri.
In questi dieci anni, la Gnodolina ha saputo attrarre podisti da tutto il Primiero (che spesso ha dominato incontrastato le classifiche) e dal vicino Agordino, oltre a qualche sparuto corridore da altre località del bellunese e del Trentino, dimostrando una volta di più, se ce ne fosse bisogno, quanto Sagron Mis rappresenti una terra di mezzo tra realtà completamente differenti, negli usi, nelle tradizioni, nei modi di parlare, nei modi di pensare e soprattutto divise da confini più politici che geografici, dei quali non si finirà mai di discutere.
La Gnodolina si è con questo assunta anche il ruolo di intermediario tra queste realtà, mettendole a correre su di uno stesso territorio, per provare a mettere insieme i pezzi, ovviamente restando a quello che può fare una semplice e sana competizione sportiva.