Matiuz

Terrazza panoramica perfetta, la piccola frazione dei Matiuž è anche una delle più vive a Sagron Mis. Assieme ai Rinsi, con il quale condivide confini netti e precisi solo per i pochi che li conoscono davvero, rappresenta il nucleo abitato più alto del comune, con i suoi vantaggi e ovviamente anche con i suoi disagi.

Certo è che la zona si differenzia in modo davvero netto dalle altre, rappresentando di fatto un mondo a sé. Forse ad una prima occhiata sembra solo un piccolo borgo come tutti gli altri, con le sue belle case, i suoi tabià e la sua fontana, ma a guardarlo bene non è affatto così.

 

Ai Matiuž i ritmi di vita non sono certo uguali a quelli di Sagron o di Mis, e non lo sono nemmeno le persone e le personalità che si sviluppano in quell’angolo incastonato a ridosso delle più prossime montagne del Cimonega.

Lembo di terra contornato dai prati che scendono fino in paese attraverso il Prà e il Còl, e che salgono fin su ai Casère e poi ancora fino al Fratón; strada di passaggio solo nella bella stagione, grazie alla Roa, la strada che rende giustizia agli abitati di Sagron con un rapido collegamento verso il Passo Cereda, di fatto però inagibile durante i lunghi mesi invernali.

Terrazza panoramica perfetta, dicevamo. Col suo sguardo affascinato verso la conca del Mis, con le sue luci che di notte neanche Las Vegas, oppure un po’ più in là, verso il meno illuminato, ma altrettanto affascinante abitato dei Sarasin, che riesce a raccontare ancora oggi grandi storie di confine, confine così inutile visto da quassù, così storicamente importante. Dall’altra c’è poi il Cimonega, col Comedón, il Sasso delle Undici, il Sasso Largo e ovviamente il Piž, il fascino legato all’alpinismo, con l’Alta Via n°2 delle Dolomiti che passa proprio qui accanto, scendendo dal Cereda e poi alzandosi veloce su, verso l’Intaiada.

 

D’estate forse più che d’inverno, l’aria dei Matiuž, coi suoi mille gatti e la sua altezzosità, mostra ai suoi ospiti il suo lato più fascinosamente superbo, quello di chi sta sopra, noncurante di chi è irrimediabilmente adagiato più in basso, vivendo solitario, tranquillo e al sicuro, con la possibilità di tenere d’occhio sempre e comunque tutti gli altri.

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