Circolo

Un luogo dentro il quale tutto cambia forma e colore. Un posto mitico agli occhi di chi la sua porta non l’ha ancora mai varcata. Un ambiente dentro il quale se per qualche motivo uno si assenta per qualche giorno viene già dato per spacciato.

Perché il Circolo è così, non è un bar, non è una sala riunioni, non è un punto di ritrovo come un altro. Nel senso che queste cose rispondono sì alla sua definizione ma non riescono a descriverlo interamente. Manca di certo quella componente emotiva che ci lega a lui, in maniera del tutto soggettiva a seconda che lo si frequenti ogni giorno (o più probabilmente ogni notte); che ci si ritrovi per una partita a carte ogni tanto o che magari ci si finisca col lavorarci dentro.

Nel suo pezzo dedicato al decimo compleanno del Circolo, il nostro socio Oriano lo paragonava al classico lanžìn, quell’intraducibile luogo di ritrovo degno della più antica tradizione popolare dei nostri villaggi. Una bettola che nonostante il suo aspetto ruvido e compassato ti resta immancabilmente nel cuore.

Quelli che vengono da fuori invece restano rapiti dal suo aspetto organizzativo, fatto di autogestione e senso di responsabilità quasi impensabili per una mentalità che il rurale non l’ha mai potuto vivere e conoscere da vicino.

La nostra socia Gloria ne ha voluto invece decantare il suo saper raccogliere assieme diverse generazioni, diversi modi di intendere la vita, dove “la semplicità e la spontaneità sono le virtù più importanti” di questo “caleidoscopio di immagini”.

Quasi impossibile parlare del nostro Circolo senza caricare le frasi di emotività e sentimento, forse anche un tantino fuori luogo, certo, finché uno non ci entra, ma in qualche modo ci proverò. Il suo compleanno è stato festeggiato nel 2010, a dieci anni dalla fondazione, con un modesto (così come è lui) pannello riempito delle sensazioni che alcuni dei nostri soci hanno voluto imprimere in maniera indelebile tramite la parola scritta; pannello che è ora in bella vista all’interno del locale, e che certo non vi farò vedere qui, fuori dal suo naturale contesto. Ma partiamo dal principio.

Era il 1999 e il bar “dal Mario”, l’ultimo che ancora resisteva nel centro di Sagron, chiudeva i battenti per sempre. Una comunità che ha deciso fin da subito di non darsi per vinta ha partorito l’idea di creare un Circolo per i soci dell’Associazione Pro Loco, in cui fosse possibile fermarsi a leggere il giornale, fare due chiacchiere e bere un gòto di vino. Dall’idea alla realizzazione concreta il passo è stato davvero breve, complici una forza di volontà e una determinazione invidiabili, e ora, a oltre dieci anni di distanza, la scommessa si può dire senz’altro vinta.

Al Circolo, oltre ad una fornita scelta di vini, birre e liquori a prezzi ultra-popolari ci si può trovare per guardare la televisione, si può leggere il giornale e si possono mangiare gelati. Bevande analcoliche? Certo che sì, un vasto assortimento di bibite che incrementa in quantità e varietà durante il periodo del ramadan, ma questa è un’altra storia, e forse in futuro ve la racconterò. Il gioco è un’altra fondamentale del Circolo, dai classici giochi con le carte a qualche gioco in scatola, dal calcetto al mitico MisSagronne, gioco da tavolo ambientato nei nostri paesi realizzato dal nostro amico sòc Alberto Cosner. Oltre a ciò il Circolo è anche importante punto informazioni per un turista spaesato, è fornito infatti di un ricco assortimento di materiale promozionale e illustrativo, dalle cartoline alle magliette alle cartine escursionistiche, e soprattutto con la sempre presente possibilità di trovarci all’interno qualcuno che fornisca all’ingenuo viandante le informazioni di cui necessita.

D’estate poi a farci compagnia al Circolo abbiamo la nostra Martina, new entry del 2012 dietro il banco, che col sorriso stampato in faccia e altre spiccate doti ben in vista ci rallegra gli afosi pomeriggi di luglio e agosto.

Insomma, potrei andare avanti per ore a chiacchierare di questo Circolo che tanto infonde curiosità in chiunque ne arrivi a conoscere l’esistenza, e non riuscirei a raccontare nemmeno una minima parte di quello che per ognuno di noi rappresenta, e per una descrizione invece meramente oggettiva ci metterei comunque troppo sentimentalismo. In realtà l’unico modo per saperne di più è proprio quello di passare di qua e farsi un giro al suo interno, magari durante un aperitivo o un rinfresco di compleanno. Tutto questo, ben consci che una volta entrati sarà molto dura dire “bón mi vade, sani!”.

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