Sagron – Gennaio/Febbraio/Inizio marzo di ogni anno.
E’ noto che d’inverno il territorio di Sagron Mis è per metà solivo e l’altra metà pusterno; mentre la zona di Mis rimane sufficientemente esposta al sole, gli abitati di Sagron, Matiuz, Casère, Vori e Scudelina, trovandosi prossimi alle montagne rimangono assai poco soleggiati.
Infatti, dal tardo autunno fino a tutto dicembre, la traiettoria giornaliera del sole è così bassa da non riuscire a scavalcare le creste montuose che dalla zona di Agnelezze-Campotorondo in provincia di Belluno arrivano al Piz de Sagron, salvo sbirciare più o meno fugacemente, il tempo per dire bondì e anca bòna nòt, dalla Forzela dell’Om per le frazioni basse e da quella dell’Intaiada per Sagron e Matiuz.
Ai Pante invece, nucleo abitato che si trova più ridossato alla montagna, il sole non si fa vedere per oltre due mesi: dal 18 novembre al 25 gennaio, ritardando anche di qualche giornata poiché finisce con lo scontrarsi sugli abeti nel frattempo cresciuti sul “Col Nù”.
Il ritorno del sole in queste zone del nostro Comune, rappresenta ogni inizio anno un momento atteso e vissuto, del quale, man mano che si concretizza se cata fòra tra paesani.
A maggior ragione lo era una volta, quando il Generale Inverno rappresentava un duro banco di prova per le attività quotidiane e per gli spostamenti; già a fine anno si usava dire in proposito a Nadàl en pas den gal e man mano che l’astro irraggiava ogni giorno di più l’abitato, si infondeva nella gente un crescente sentimento di conforto e di speranza verso la stagion bòna, che faceva ripetere ades che el sol el ciapa forza l’invern nol fa pi tanta paura.
Peraltro i nostri vecchi, attenti conoscitori di tutto quanto avveniva nelle stagioni, sapevano a memoria quanto era soleggiata la loro dimora, a seconda che il sole levava nel tal posto, sbalzava la tal cima o tramontava drio quelle creste .
Qualcuno raccontava convinto, che potesse tardare a scavalcare quella ponta di un giorno o due, perché in quell’anno l’era vegnù na peta de nef sulle zime.
Dario
Se ritorna il sole. Io dovrò fare le valigie e salutarvi ma ritornerò il prossimo inverno e per il momento lascerò il posto alla principessa primavera che probabilmente è più gradita di mè saluti e baci a tutti gli abitanti di mis sagron.
“El sol che torna” ed è già composta la prima parte dell’Haiku…
e si potrebbe continuare con:
e brose d’inver n’dè via….
e con questo lascio aperta la conclusione della terza parte (mi raccomando che siano 5 sillabe!)….
Maurizio
Bella sfida! Ci dobbiamo pensare 😉 Flavio
El sol che torna
e brose d’inver n’dè via
che ‘l ciar ve copa