Non è noto l’anno preciso in cui ha inizio questa ricorrenza, di certo però quel frutto, parte integrante del suo nome la colloca nella grande costellazione delle Sagre che la cultura popolare ha votato ai prodotti della terra.
Otto di settembre, ricorrenza della Natività della Beata Vergine Maria.
In passato, qualunque fosse il giorno della settimana in cui essa cadeva, la comunità si fermava per festeggiare. In piazza, già dal mattino si radunava un mercatino dove si proponevano gli articoli più vari.
Da Gosaldo e dintorni arrivavano con le gerle ricolme i venditori di pere. Anch’essi allestivano il loro mercato in piazza, dove disponevano i frutti tra l’aroma pungente della Felce azzurra ed esotici profumi. Si può quindi immaginare una policroma spianata di pere, tutte diverse, come diverse erano le varietà coltivate in passato: Pér Mažuch, Pér Botìro, Pér Piombìn, Testa de Regùž, Pér de la Regina.
Variegate nell’aspetto, nella consistenza, nel sapore. Sempre perfettamente riconoscibili l’una dall’altra: uniche.
Della Sagra di Sagron e dei suoi prelibati frutti ne dà notizia anche Angelo Michele Negrelli nelle sue memorie, raccontando di quando nel 1777 ricevette in regalo proprio “di quelle pere”.
In tempi più recenti invece e in particolare negli ultimi anni, la nostra sagra, arricchita da tornei di carte, calcetto e altre amenità tipicamente patronali, ha aggiunto al suo antico fascino un ulteriore tassello. Grazie alla collaborazione con il Laboratorio Sagron Mis infatti, è stato recuperato l’elemento che le dà nome: le pere. Con dei banchetti che illustrano e raccontano le diverse varietà raccolte nei numerosi frutteti ancora oggi presenti in tutta l’Alta Valle del Mis, e successivamente con la vendita diretta delle pere.
E’ noto poi che quando un evento ha successo, la voce corre più in fretta di qualsiasi altra cosa. Il passo è stato quindi brevissimo per vedere affacciarsi all’orizzonte alcuni artigiani, pronti a ripopolare la piazza di Sagron con le loro bancarelle, riportandola al centro della vallata, seppure per un solo giorno, assieme a tutta la sua comunità, onorando la memoria di chi per secoli l’ha calpestata, e chi oggi ancora “resiste”, per un evento mondano assolutamente imperdibile.